Lawrence, BJ, Kerr, D, Pollard, CM, et al. Weight bias among health care professionals: A systematic review and meta-analysis.
Contributo: Di Pauli
Lawrence, BJ, Kerr, D, Pollard, CM, et al. Weight bias among health care professionals: A systematic review and meta-analysis. Obesity (Silver Spring). 2021; 00: 1– 11. https://doi.org/10.1002/oby.23266
L’obesità è una condizione altamente stigmatizzata e circa il 42% degli adulti in una condizione di sovrappeso od obesità riferisce di averlo sperimentato.
Anche se può sembrare controintuitivo, una delle fonti principali di stigma sono proprio i professionisti della salute.
A tale proposito Blake Lawrence e colleghi hanno da poco pubblicata sulla rivista Obesity una review sistematica e meta analisi sullo stigma sul peso tra i professionisti della salute.
Attraverso l’analisi di 41 studi sono stati presi in esame gli atteggiamenti di 12818 professionisti della salute nel corso delle ultime 3 decadi (periodo tra il 1989 e il 2020).
I risultati indicano la presenza di pregiudizi sul peso, sia espliciti che impliciti, in diverse figure sanitarie come medici, personale infermieristico, dietiste, psicologi, fisioterapisti ecc (sebbene la maggior parte dei professionisti abbia riferito di cercare di offrire la migliore qualità di cura ai propri assistiti).
Un atteggiamento negativo da parte del curante può portare, per esempio, a dedicare meno tempo al paziente con obesità; avere un atteggiamento meno empatico; attribuire al peso tutti i problemi di peso riportati.
Dal canto loro i curanti nel percepire un ambiente giudicante (a volte anche nel timore di andare incontro a esperienze stigmatizzanti) possono evitare o ritardare importanti visite mediche e maturare sfiducia verso il sistema sanitario oltre che rispondere a eventuali episodi stigmatizzanti con comportamenti alimentari disfunzionali, depressione, ansia e una riduzione del senso di autoefficacia.
Gli autori ricordano nel loro lavoro come diverse figure professionali continuino a vedere l’obesità come conseguenza di scelte non salutari della persona piuttosto che una malattia cronica, recidivante e multifattoriale.
Ted Kyle a commento di questo articolo scrive che anche l’American Hearth Association definisce il corretto Indice di Massa Corporea (IMC) come un comportamento di salute ideale, e questo modo di vedere l’obesità è un esempio di promozione dello stigma.
L’obesità, ricorda Kyle, è una malattia e non un cattivo comportamento.
Nella loro review gli autori concludono che c’è ancora molto da fare sia per indagare in modo corretto gli atteggiamenti (e i loro effetti sulla qualità di cura fornita) creando strumenti di indagine statisticamente più robusti, sia per comprendere i programmi di intervento più efficaci per ridurre lo stigma sul peso nell’ambiente sanitario (a questo proposito la letteratura ha offerto risultati misti suggerendo la necessità di utilizzare approcci che contengano elementi dei vari approcci studiati) (2).
Citando sempre il commento di Ted Kyle : “Un inizio importante è che ogni professionista della salute sappia cosa l’obesità è, e cosa non è”.
Io aggiungerei anche che ogni professionista della salute, e non solo, dovrebbe essere sensibilizzato su come lo stigma sul peso rappresenti uno degli aspetti meno conosciuti, ma più debilitanti, del vivere in una condizione di obesità.
Il lavoro da fare contro lo stigma sul peso è tanto, e noi professionisti della salute abbiamo una grande responsabilità.
Trattare l’obesità con rispetto significa conoscere la sua complessità che va molto oltre a slogan come “Mangia di meno e muoviti di più” o “Se lo vuoi veramente puoi cambiare”.
Conoscerla infine, per noi curanti significa anche interrogarsi in modo curioso e aperto sui nostri atteggiamenti verso questa malattia e chi ne è affetto, e se ci accorgiamo che gli atteggiamenti negativi influenzano la nostra qualità di cura vedere questa come una opportunità per migliorarci e dare un ulteriore aiuto concreto alla lotta all’obesità.
Concludo con le parole di Rebecca Puhl e Kelly D. Brownell “Bisogna combattere l’obesità e non le persone affette da obesità (3)”.
2 – Obesità e Stigma, 2021, edizioni Positive Press
3 – https://media.ruddcenter.uconn.edu/PDFs/Rudd_Policy_Brief_Weight_Bias.pdf