Lo scorso 11 novembre sono stati presentati al congresso dell’American Heart Association e contemporaneamente pubblicati sul New England Journal of Medicine i risultati dello studio “SELECT – Semaglutide effects on cardiovascular outcomes in people with overweight or obesity” (effetti di semaglutide sugli esiti cardiovascolari in persone con sovrappeso o obesità).
L’obiettivo dello studio era quello di dimostrare che il trattamento con semaglutide potesse ridurre il rischio di eventi avversi cardiovascolari maggiori (morte per causa cardiovascolare, infarto del miocardio non fatale e ictus non fatale) in soggetti con sovrappeso o obesità, ma non diabetici, affetti da malattia cardiovascolare nota.
Un totale di 17604 pazienti sono stati assegnati in maniera casuale al trattamento con semaglutide 2.4 mg a settimana o placebo e sono stati seguiti per una media di 40 mesi. I risultati non hanno deluso le aspettative: nel corso del trial un evento avverso cardiovascolare maggiore si è verificato nel 6.5% dei pazienti trattati con semaglutide rispetto all’8.0% dei pazienti che hanno ricevuto placebo, e dunque è stata dimostrata una riduzione relativa del 20% degli eventi cardiovascolari maggiori.
A livello globale si stima che nel 2030 un miliardo di persone saranno affette da sovrappeso o obesità e, tra le tante conseguenze sulla salute, questi individui presenteranno un aumentato rischio di eventi cardiovascolari. In questo contesto, è comprensibile l’entusiasmo con cui il mondo scientifico ha accolto i risultati del trial SELECT, si tratta di un vero punto di svolta nel trattamento dell’obesità e delle sue complicanze.
Articolo originale del NEJM disponibile al link:
https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2307563?query=featured_home