Autore :
SIO

“La cosa più dolorosa che io abbia mai vissuto”: Un esame qualitativo della natura delle esperienze di stigma da parte dei familiari.

Contributo: Daniele Di Pauli

“The most hurtful thing I’ve ever experienced”: A qualitative examination of the nature of experiences of weight stigma by family members,

“La cosa più dolorosa che io abbia mai vissuto”: Un esame qualitativo della natura delle esperienze di stigma da parte dei familiari.

Introduzione:

Lo stigma sul peso è diffuso a livello globale e nessuno è immune da atteggiamenti negativi nei confronti dell’obesità che sono stati rilevato in adulti e bambini.
Tra le principali fonti di stigma sul peso, sia per gli adulti sia giovani, la ricerca ha indicato i famigliari.
Tuttavia poco si sa sul tipo di stigma (es. prese in giro, commenti, esclusioni) da parte delle diverse figure famigliari ad eccezione di un lavoro del 2016 di Berge e colleghi dove emerse che le madri si focalizzano di più su discorsi che riguardano lo stato del peso dei propri figli e preoccupazioni riguardo la loro salute mentre i padri hanno una comunicazione negativa concentrata su parti del corpo.
Samantha E. Lawrence e colleghi in questo lavoro cercano di scoprire di più sul modo in cui lo stigma sul peso si manifesta, da parte di chi avviene più spesso e se vi sono differenze nel modo di perpetuare lo stigma tra i diversi componenti della famiglia
A questo scopo sono state intervistate 410 donne adulte statunitensi coinvolte in un programma di gestione del peso.
Gli autori hanno identificato 11 forme di stigma (per es. prese in giro, esclusioni, insulti) e 15 fonti famigliari (per es. genitori, partner, fratelli, cognati ecc.).
Nell’età infantile la forma più comune di stigma sul peso era l’essere presi in giro mentre nell’età adulta erano commenti critici sul peso.

Risultati:

Dall’analisi dei racconti di 410 donne esaminate sono emersi diversi modi di esprimere lo stigma sul peso da parte dei famigliari.
Il principale comprende commenti critici sul peso definiti come “ogni giudizio e/o confronto negativo sul peso o forme corporee”.
Per esempio una donna di 64 anni riferì che il patrigno e cognato facevano commenti negativi sul suo peso quando aveva 20 anni.
Altri tipi di stigma erano la presa in giro (es. nomignoli o humor sul peso); commenti critici sulla dieta e comportamenti; consigli di perdere peso non richiesti; insulti ed esclusioni.
Le madri e i coniugi risultano le fonti principali di stigma sul peso.
Gli autori hanno individuato 15 fonti di stigma tra genitori, partner, fratelli e sorelle, altri famigliari e 11 tipi diversi di stigma.
Come nello studio di Berge del 2016 vi sono differenze tra padri e madri.
Le madri risultano più preoccupate di come le figlie potrebbero essere percepite dagli altri (ad esempio, il loro “essere attraente”) e quale tipo di abbigliamento è, o non è, appropriato.
I padri come nello studio di Berge hanno una comunicazione negativa sul peso verso parti del corpo maggiormente basata sulla provocazione e “prese in giro”.

Berge, J. M., Hanson-Bradley, C., Tate, A., & Neumark-Sztainer, D. (2016). Do parents or siblings engage in more negative weight-based talk with children and what does it sound like? A mixed-methods study. Body Image, 18, 27–33. https://doi.org/ 10.1016/j.bodyim.2016.04.008

 

Conclusioni:

Lo studio affronta lo stigma sul peso “in casa” offrendo una fotografia di come i nostri pazienti possano sperimentare stigma sul peso in un luogo protetto e da parte delle persone che forniscono loro cura.
Sebbene i genitori e coniugi risultino le principali fonti di stigma (probabilmente anche perchè sono le persone più a contatto) è interessante leggere le testimonianze riportate nello studio che mostrano esperienze da parte dei diversi membri della famiglia come nonni, zii, cognati ecc…
Ciò che non è misurabile, ma si può intuire dagli esempi riportati , è la sofferenza provata (es. una donna ispanica per esempio descrive il commento feroce della nonna sul suo peso come una delle cose più dolorose mai vissute).
Altri esempi sono: chi ricorda il disagio provato nel non sentirsi difeso dagli altri membri della famiglia dopo un commento negativo da parte di un parente; chi ha avuto commenti negativi in momenti importanti (es. durante il giorno del matrimonio o durante la gravidanza).
È importante nei nostri colloqui valutare il supporto dei famigliari ed eventuali esperienze di stigma vissute dai nostri pazienti.
Dobbiamo stare attenti anche a non stigmatizzare i famigliari visto che anche questi ultimi a volte sono stigmatizzati perchè ritenuti responsabili dello stato di salute dei loro cari.
Il lavoro è utile in quanto esplora un ambiente, quello famigliare, che può divenire una barriera per il trattamento e motivazione del paziente affetto da obesità.
Come precedenti studi però il campione di questo è costituito solo da donne e sarebbe utile avere dati anche sull’esperienza degli uomini.

Samantha E. Lawrence, Rebecca M. Puhl, Marlene B. Schwartz, Ryan J. Watson, Gary D. Foster,
“The most hurtful thing I’ve ever experienced”: A qualitative examination of the nature of experiences of weight stigma by family members,
SSM – Qualitative Research in Health,
Volume 2,
2022,
100073,
ISSN 2667-3215,

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