Indice di massa corporea e mortalità per tutte le cause

Contributo di BARAZZONI
Indice di massa corporea e mortalità per tutte le cause: meta-analisi di 239 studi prospettici in quattro continenti – The Global BMI Mortality Collaboration*
Premesse Sovrappeso e obesità stanno aumentando in tutto il mondo. Per contribuire a determinare il loro impatto sulla mortalità in varie popolazioni, abbiamo condotto meta-analisi di studi prospettici sull’indice di massa corporea (BMI), limitando fattori confondenti e causalità inversa selezionando le analisi a soggetti mai fumatori, e escludendo patologie pre-esistenti e i primi 5 anni di follow-up.
Metodi Su 10 625 411 partecipanti da 239 studi prospettici (follow-up mediano 13·7 anni, IQR 11·4–14·7) in Asia, Australia e Nuova Zelanda, Europa, e Nord America, 3 951 455 persone in 189 studi risultavano essere mai fumatori senza patologie croniche al momento del reclutamento e con sopravvivenza di almeno 5 anni. Di questi individui, 385 879 sono deceduti durante il successivo follow-up. Le analisi primarie sono state eseguite su queste morti, determinando il rischio di morte corretto per studio, sesso e età (HR) relativamente al gruppo con BMI 22·5–<25·0 kg/m².
Risultati La mortalità per tutte le cause risultava minima per BMI 20·0–25·0 kg/m² (HR 1·00, 95% CI 0·98–1·02 per BMI 20·0–<22·5 kg/m²; 1·00, 0·99–1·01 per BMI 22·5–<25·0 kg/m²), e aumentava significativamente sia sotto questi valori (1·13, 1·09–1·17 per BMI 18·5–<20·0 kg/m²; 1·51, 1·43–1·59 per BMI 15·0–<18·5) che attraverso tutto il range del sovrappeso (1·07, 1·07–1·08 per BMI 25·0–<27·5 kg/m²; 1·20, 1·18–1·22 per BMI 27·5–<30·0 kg/m²). Il rischio per obesità di grado 1 (BMI 30·0–<35·0 kg/m²) era 1·45, 95% CI 1·41–1·48; il rischio per obesità di grado 2 (35·0–<40·0 kg/m²) era 1·94, 1·87–2·01; e il rischio per obesità di grado 3 (40·0–<60·0 kg/m²) era 2·76, 2·60–2·92. Per BMI superiori a 25·0 kg/m², la mortalità aumentava approssimativamente in modo lineare-logaritmico all’aumentare del BMI; il rischio per ogni 5 kg/m² di aumento di BMI era 1·39 (1·34–1·43) in Europa, 1·29 (1·26–1·32) in Nord America, 1·39 (1·34–1·44) in Asia orientale, e 1·31 (1·27–1·35) in Australia e Nuova Zelanda. L’aumento del rischio per 5 kg/m² di BMI per BMI superiori a 25 kg/m² era maggiore nei soggetti giovani rispetto a quelli anziani (1·52, 95% CI 1·47–1·56, per BMI misurato a 35–49 anni vs 1·21, 1·17–1·25, per BMI misurato a 70–89 anni; p<0·0001), maggiore nei maschi che nelle femmine (1·51, 1·46–1·56, vs 1·30, 1·26–1·33; p<0·0001), ma simile in studi con BMI misurato o auto-riferito.
Interpretazione L’associazione di Sovrappeso e Obesità con elevata mortalità per tutte le cause risultava consistente nei quattro continenti. Questi risultati supportano strategie di lotta all’intero spettro di eccessiva adiposità in varie popolazioni.
COMMENTO
Negli ultimi anni, i risultati paradossali di alcuni studi hanno suggerito un effetto benefico del sovrappeso o addirittura di un grado lieve di obesità sul rischio di morte anche nella popolazione generale (obesity paradox), contribuendo al diffondersi di concetti confondenti riguardo l’impatto sulla salute di un moderato eccesso ponderale. Lo studio sopra riportato, pubblicato recentemente su Lancet, possiede forte impatto clinico e autorevolezza scientifica, derivanti dall’utilizzo di un vasto numero di studi prospettici con larghissima diffusione geografica che li rende rappresentativi di una prospettiva globale. Un altro punto di forza fondamentale risulta essere la possibilità di eliminare dalle analisi i gruppi nei quali, verosimilmente, condizioni patologiche preesistenti possono condurre a un’associazione tra calo ponderale o basso peso corporeo e aumentato rischio di morte, risultando quindi indirettamente in un fittizio effetto protettivo del sovrappeso (fumatori, soggetti con patologie croniche e decessi precoci al follow-up).
In queste condizioni, gli autori ribadiscono efficacemente un significativo impatto NEGATIVO sulla mortalità per tutte le cause anche di livelli moderati di sovrappeso. Tale impatto risulta essere del tutto omogeneo nelle diverse popolazioni studiate e indipendente, pur con impatto diverso, da sesso e età, applicandosi quindi anche alle fasce più anziane della popolazione. Lo studio permette quindi autorevolmente di ribadire la necessità di concentrare gli sforzi clinici e di sanità pubblica nella lotta a tutte le forme di sovrappeso, attraverso ampi spettri di età, condizioni generali e distribuzione geografica.