Consumo di alimenti ultraprocessati e aumento del rischio di sindrome metabolica negli adulti: Il progetto ELSA-Brasil
Contributo di Luisa Lampignano
Consumo di alimenti ultraprocessati e aumento del rischio di sindrome metabolica negli adulti: Il progetto ELSA-Brasil
Background e obiettivi: Tra i fattori legati all’aumento dell’obesità e delle malattie croniche negli ultimi decenni, spicca il nuovo modello alimentare basato sul consumo di alimenti ultraprocessati (UPF). Gli UPF sono prodotti pronti al consumo, a basso costo e altamente appetibili, derivati da molteplici processi industriali e additivi, che dominano sempre più le forniture alimentari mondiali. Diversi studi trasversali hanno rilevato associazioni positive tra il consumo di UPF e la MetS. Studi prospettici in tutto il mondo hanno rilevato che il consumo di UPF predice lo sviluppo di quattro condizioni correlate alla MetS: ipertensione, dislipidemia, diabete e aumento della circonferenza vita. Tuttavia sono ancora pochissimi gli studi longitudinali a nostra disposizione che abbiano valutato il ruolo degli UPF nel rischio di MetS. Pertanto, questo studio ha come obiettivo quello di valutare l’associazione tra UPF e consumo di bevande con l’incidenza della MetS e delle sue componenti negli adulti partecipanti allo studio brasiliano Longitudinal Study of Adult Health (ELSA-Brasil), tenendo conto di molteplici potenziali confondenti.
Metodi: Tra il 2008 e il 2010, sono stati arruolati 15.105 adulti, di età compresa tra i 35 e i 74 anni, dipendenti di sei istituti pubblici di istruzione e ricerca, per costituire lo Studio Longitudinale Brasiliano della Salute degli Adulti (ELSA-Brasil). E’ stato utilizzato un questionario di frequenza alimentare per valutare il consumo di UPF (misurato in grammi al giorno) al basale e gli alimenti sono stati raggruppati per grado di processazione secondo la classificazione NOVA. I follow up si sono svolti tra il 2012 e il 2014 e tra il 2017 e il 2019. La MetS è stata individuata seguendo i criteri IDF. Sono stati esclusi dalle analisi statististice coloro che avevano dati mancanti o un apporto energetico non plausibile (8.065 partecipanti allo studio).
Risultati: L’età media dei partecipanti allo studio era di 49 anni, il 59% dei partecipanti erano donne e il consumo mediano di UPF era di 366 g/giorno. Dopo 8 anni, sono stati registrati 2.508 nuovi casi di MetS. In una robusta regressione di Poisson, dopo correzione per dati sociodemografici e intake calorico, è stato riscontrato un rischio maggiore del 7% (rischio relativo [RR] 1,07; 95% CI 1,05-1,08) di insorgenza di MetS per un aumento di 150 g/die nel consumo di UPF. Allo stesso modo, coloro che si trovavano nel quarto quartile (rispetto al primo quartile) avevano un rischio aumentato del 33% (RR 1,33; 95% CI 1,20-1,47). Un’ulteriore correzione per il BMI ha attenuato queste associazioni (per aumenti di 150 g/giorno nel consumo di UPF e per il quarto quartile rispetto al primo, rispettivamente, RR = 1,04, 95% CI 1,02-1,06; RR = 1,19, 95% CI 1,07-1,32).
Conclusioni: Questo studio ha rilevato un’associazione positiva tra il consumo di UPF e lo sviluppo di MetS. Questi risultati si aggiungono alla crescente evidenza del ruolo delle UPF in diverse malattie non trasmissibili legate all’alimentazione e contribuiscono ad aggiornale le policy pubbliche per la prevenzione e la gestione di diabete e malattie cardiovascolari.
Commento: Si possono ipotizzare alcuni meccanismi per spiegare le associazioni tra UPF e MetS. Un maggiore apporto energetico derivante dal consumo di prodotti UPF può portare a un aumento di peso, come già osservato in studi longitudinali. Inoltre, anche gli aspetti nutrizionali degli UPF, come i grassi trans e saturi, lo zucchero, il sodio e l’elevato indice glicemico, possono contribuire allo sviluppo della MetS. Tuttavia, l’associazione è rimasta statisticamente significativa dopo ulteriori aggiustamenti, tra cui l’assunzione di energia e il BMI, nonché altri fattori dietetici come i grassi saturi, lo zucchero, le fibre e l’aumento di peso, il che suggerisce che i prodotti UPF contribuiscono alla MetS in modi diversi dall’aumento di peso e da questi fattori nutrizionali.
L’elevato consumo di UPF sostituisce alimenti freschi o minimamente processati come legumi, cereali integrali, verdura e frutta, che sono alimenti che hanno dimostrato di prevenire la Mets e il diabete di tipo 2. Altri componenti degli UPF possono spiegare le associazioni, ma le prove sui potenziali meccanismi biologici sono ancora limitate. Gli emulsionanti e gli edulcoranti, ad esempio, sarebbero coinvolti nei cambiamenti del microbiota intestinale, che possono portare a infiammazione e conseguenti cambiamenti metabolici. I materiali a contatto con gli imballaggi, come il bisfenolo A e gli ftalati, sono coinvolti in alterazioni del sistema endocrino e nell’insulino-resistenza, e anche alcuni componenti che si formano durante i processi industriali sembrano portare all’insulino-resistenza.
I risultati inoltre mostrano un’interazione con il BMI, con l’associazione tra UPF e MetS che risulta maggiore e statisticamente significativa solo tra i partecipanti non affetti da obesità. I soggetti affetti da obesità potrebbero trovarsi già in una fase di disturbo metabolico e infiammatorio, per cui gli effetti aggiuntivi derivanti dagli UPF potrebbero essere minimi.
I punti di forza di questo studio sono: le grandi dimensioni della coorte con perdite minime al follow-up e le misurazioni altamente standardizzate. Inoltre, sebbene studi prospettici abbiano mostrato associazioni tra UPF e i singoli fenotipi cardiometabolici della MetS, la novità di questi risultati consiste nel dimostrare che il consumo di UPF predice lo sviluppo della MetS, che rappresenta una fase più precoce delle malattie cardiometaboliche. Infine, i modelli statistici utilizzati in questo studio permettono di valutare gli effetti indipendenti dell’apporto energetico, del BMI e di vari fattori nutrizionali nelle associazioni.
Ultra-Processed Food Consumption and Increased Risk of Metabolic Syndrome in Adults: The ELSA-Brasil.
Canhada SL, Vigo Á, Luft VC, Levy RB, Alvim Matos SM, Del Carmen Molina M, Giatti L, Barreto S, Duncan BB, Schmidt MI.
Diabetes Care. 2023 Feb 1;46(2):369-376. doi: 10.2337/dc22-1505