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SIO

Modalità di adattamento all’insulino-resistenza in corso di obesità

SIO Journal Club - Articolo

Contributo di BUSCEMI

Modalità di adattamento all’insulino-resistenza in corso di obesità: ruolo della secrezione e della clearance dell’insulina

Sang-Hee Jung e Chan-Hee Jung e Gerald M. Reaven e Sun H. Kim
Diabetologia 2018; 61:681-687
PMID: 29196782 DOI: 10.1007/s00125-017-4511-0

Link PubMed: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29196782

Abstract

Scopi/ipotesi
Lo scopo di questo studio è stato quantificare il contributo relativo, rispettivamente, dell’aumento della secrezione di insulina (ISR) e della riduzione della clearance dell’insulina (ICR) all’iperinsulinemia compensatoria che caratterizza gli individui insulino-resistenti non diabetici.

Metodi
Sono stati identificati individui obesi (BMI ≥30 kg/m2) non diabetici (n = 91) nell’ambito di un registro di volontari. I volontari sono stati sottoposti alle seguenti misurazioni: tolleranza al glucosio orale; insulino-resistenza (glicemia allo steady-state [SSPG] in corso di test di soppressione insulinico [IST]); ISR (utilizzando il test di infusione di glucosio a dosi graduali [GGIT]); e ICR (utilizzando l’IST ed il GGIT). I partecipanti sono stati stratificati in terzili in base alla concentrazione di SSPG: SSPG-1 (insulino-sensibili); SSPG-2 (intermedi); e SSPG-3 (insulino-resistenti).

Risultati
Non sono state osservate differenze nel valore di BMI e di circonferenza vita tra i terzili di SSPG. Le concentrazioni di ALT sono risultate più elevate nei gruppi SSPG-2 e SSPG-3 rispetto al gruppo SSPG-1 (p =0,02). Dopo carico orale di glucosio, è stato osservato un progressivo aumento della risposta insulinica integrata totale da terzile più insulino-sensibile al terzile più insulino-resistente (p <0,001). Dopo carico di glucosio per via venosa, il gruppo SSPG-3 mostrava risposte integrate significativamente maggiori glicemiche (mediana [range interquartile], 32.9 [30.8-36.3] mmol/l × h) ed insulinemiche (1711 [1476-2223] mmol/l × h) rispetto al gruppo SSPG-1 (30.3 [28.8-32.9] mmol/l × h, p=0.04 e 851 [600-1057] pmol/l × h, p <0.001, rispettivamente). Inoltre, soltanto il gruppo SSPG-3 presentava significative modifiche sia dell’ISR che dell’ICR (p <0.001). Solo nel gruppo SSPG-2 l’ICR risultava significativamente ridotto rispetto al gruppo SSPG-1. Pertanto, l’ICR va progressivamente riducendosi durante l’IST all’aumentare dell’insulino-resistenza (SSPG-1, 0.48 [0.41-0.59], SSPG-2, 0.43 [0.39-0.50], SSPG-3, 0.34 [0.31-0.40]).

Conclusioni/interpretazione
Sebbene sia l’incremento di ISR e la riduzione di ICR compensino l’insulino-resistenza, la riduzione dell’ICR può fornire il primo adattamento alla ridotta sensibilità all’insulina.


COMMENTO

Questo elegante studio aggiunge un’importante tessera al puzzle che rappresenta l’evoluzione dall’obesità al diabete. Sembrerebbe che l’iperinsulinemia nei pazienti insulino-resistenti sia inizialmente sostenuta dalla riduzione della sua clearance e solo in seguito, accentuandosi l’insulino-resistenza, da una aumentata produzione beta-cellulare. A questo proposito, i dati dello studio (non riportati nell’abstract) fanno anche propendere per un aumento della sensibilità beta-cellulare (proprietà che necessita di essere particolarmente tutelata) nei pazienti più insulino resistenti. Pertanto, la riduzione della clearance dell’insulina sembra essere un importante meccanismo protettivo volto ad impedire o ritardare la evoluzione in diabete. Il fegato è l’organo principalmente deputato alla clearance dell’insulina e vi sono evidenze che la steatosi epatica, quasi invariabilmente presente nei pazienti con obesità centrale, comporta una riduzione della clearance dell’insulina. La steatosi epatica, potrebbe pertanto costituire un meccanismo di difesa volto a prevenire la evoluzione in diabete. Pur coi limiti di uno studio trasversale, questi dati suggeriscono la possibilità di fenotipizzare ulteriormente il paziente obeso. Studi longitudinali osservazionali e di intervento potranno contribuire ad una migliore comprensione del rischio metabolico, nonché della possibilità di intervenire, anche con opzioni farmacologiche mirate, nelle fasi più avanzate dell’obesità che precedono immediatamente la evoluzione in diabete.

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